E’ quanto si chiede Marco Marini, CEO di ClickMail Marketing, su Email Critic, ammettendo come ci siano due punti di vista differenti sulla definizione che si può dare allo spam: quello del mittente e quello del destinatario.
Per chi spedisce un’email, dice Marini, esiste un’area grigia nella quale non si può parlare effettivamente di spam, anche se non è ben accetta da nessun ESP. Un esempio è quando facciamo opt-in e clicchiamo sul checkbox per acconsetire di ricevere comunicazioni commerciali e offerte da parte di partner del sito. Le email che questi soggetti terzi ci spediscono sono molto discutibili, certo, ma possono essere definite spam? In teoria no, anche se in pratica lo sono. E’ una situazione che va tenuta in debita considerazione dato che questo tipo di email sta crescendo parecchio con la crescita dei mercati.
La prospettiva del destinatario su questo tipo di email è ovviamente differente. Una cosa, dice Marini, è ricevere un’offerta commerciale per posta un’altra riceverla via email. La nostra reazione è nettamente diversa: non vogliamo essere disturbati, è un’invasione della nostra privacy!
L’unica difesa immediata è quella di marchiare le email come spam. Una giusta reazione, senz’altro, ma non tiene conto delle conseguenze e dei danni che può provocare alla reputazione di chi le ha spedite.
L’industria dell’email marketing dovrebbe, quindi, lanciare una campagna per sensibilizzare gli utenti sulle conseguenze dei loro click sul pulsante “spam”. Tutti ne trarrebbero beneficio.